I risultati della prima analisi femminista del piano per la ripresa economica
Su mia iniziativa, il Gruppo dei Verdi/Alleanza Libera Europea ha commissionato uno studio di impatto di genere sul piano per la ripresa economica della Commissione europea “Next Generation EU”. Lo studio è stato condotto dalle economiste Elisabeth Klatzer e Azzura Rinaldi e ha riscontrato che il piano per la ripresa economica pone le donne in una posizione di svantaggio perché, sebbene spesso le donne perdano il lavoro in modo sproporzionato a causa della crisi, gli aiuti finanziari dell’UE confluiscono soprattutto nei settori a predominanza maschile. Questa è cecità di genere. Se nei piani di intervento economico non teniamo conto delle differenze di genere, in tutti i Paesi le donne torneranno indietro di decenni sul piano dell´uguaglianza.
Le autrici dello studio forniscono le prove per prendere delle contromisure in tempo. Raccomandano che, oltre all’attenzione per una transizione digitale e verde, sia posta anche un’ulteriore enfasi sull’investimento nell’economia della cura. Una combinazione intelligente di queste priorità è essenziale se si vuole che “Next Generation EU” e tutti gli altri pacchetti di stimolo abbiano un impatto efficace sul mercato del lavoro e sull’incremento del prodotto interno lordo.
Lo studio rivela con confronti e calcoli impressionanti come nasce la discriminazione. Lo si evince anche dal confronto tra quei settori che sono stati particolarmente colpiti dalla crisi COVID-19 e quelli che si prevede beneficeranno maggiormente del piano per la ripresa economica:
Anche gli effetti economici sono rilevanti. Se da un lato gli investimenti nelle tecnologie digitali e nella transizione ecologica sono importanti, dall’altro avranno un effetto occupazionale limitato perché in alcuni di questi settori già ora mancano professionisti qualificati. Se sempre più donne sono costrette a lasciare il mercato del lavoro, i redditi familiari e quindi il PIL diminuiranno. Abbiamo quindi bisogno di investimenti equilibrati, che tengano conto degli effetti occupazionali realisticamente prevedibili. L’economia della cura svolge un ruolo centrale in questo contesto, in particolare gli investimenti in scuole e strutture per l’infanzia resilienti che possano resistere ad un’altra crisi.